1200€
Selvaggio Blu è ormai un “marchio” di qualità che identifica uno dei trekking più belli e famosi d’Italia. Si tratta di un percorso unico nel suo genere che unisce diversi aspetti: paesaggi indescrivibili, difficoltà di orientamento, bivacchi avventurosi e una certa dose di difficoltà alpinistiche per condire il tutto.
ATTENZIONE: Selvaggio Blu non è facile! E’ indicato ad escursionisti allenati e abili su terreni sconnessi ed impervi, predisposti psicologicamente a fare fatica e ad adattarsi. Percorso nel modo in cui lo propongo non si tratta di un tour enogastronomico sul Supramonte. E’ bene che sappiate che personalmente amo l’avventura ed è mia precisa intenzione creare un contesto che la valorizzi. Dal mio punto di vista fare fatica, avere delle incertezze, provare delle scomodità e far fronte a imprevisti è un privilegio sempre più raro nel mondo preconfezionato in cui siamo abituati a vivere quotidianemante.
Il percorso si snoda dalla punta Giradili fino a Cala Sisine, costeggiando quella che è la scogliera più impervia d’Italia, con il mare sempre sulla destra, e vertiginose pareti rocciose sulla sinistra. Ogni giorno si affronterà un terreno impervio e complesso per raggiungere un’idilliaca spiaggetta dove passare la notte.
Selvaggio Blu -vista mare- (anche conosciuto come “selvaggio blu extreme“) è un’interpretazione del trekking che unisce il percorso originale ad una variante realizzata nel 2015 che, tramite una vera e propria via ferrata, permette di stare più vicino al mare. Tramite questa variante denominata “Ledere ‘e Goloritzè”, il trek diventa leggermente più impegnativo dal punto di vista tecnico ma impagabile quanto a bellezza e logicità.
Periodo indicato: Dai primi di marzo a metà maggio, da metà ottobre a fine novembre. In termini molto generici a primavera le giornate sono più lunghe ma l’acqua è freddina mentre per chi ama tuffarsi a fine giornata ad ottobre l’acqua è più calda ed è bello prepararsi all’inverno con un ultimo scorcio sul mare.
Durata: 6 giorni (2 trasferimento – 4 trekking (3 notti all’aperto), 1 notte in ovile e 1 in albergo( ***stelle)
Se vuoi saperne di più leggi questo racconto: selvaggio blu aprile 2018
Non c’è nulla di meglio di un breve video per farsi un’idea:
1°giorno Incontro all’Hotel Santa Maria alle ore 18.00, chiedere al personale dell’hotel dove è meglio lasciare l’auto. Un transfer privato in jeep ci porterà all’ovile d’Uspiggius, dove passeremo la prima notte a 700m di quota.
Perchè la notte in ovile? Negli anni ho notato che rispetto ad una nottata passata in albergo l’ovile regala qualcosa di più: Battista e Paolo ci mostreranno il luogo dove tutt’ora portano avanti la loro attività pastorizia, facendoci gustare una cena indimenticabile. Prodotti di terra preparati da loro, prosciutti, fave fresche, verdure, vino buono, mirto e ovviamente formaggio e carne da far invidia a quella argentina.
Passeremo la notte in un grosso”pinnetto”, un ricovero dei pastori ristrutturato e su due piani, con in nostri sacchi a pelo oppure sotto la tettoia che funge anche da sala da pranzo. I servizi sono a disposizione ma non avremo il confort di una doccia, la maniera migliore per entrare nel “mood selvaggio blu”.
2° giorno Ovile d’Uspiggius-Punta Salinas (Bacu Linnalbu)
Due passi fuori dall’ovile e inizieremo subito su uno dei tratti più tosti del selvaggio blu: la tappa dei “lunghi coltelli” (lame affilate di roccia) un tracciato di difficile interpretazione che ci porterà in vista del mare. Scenderemo a picco sopra il canyon di Bacu Tenadili per poi passare dal porto naturale di Portu Pedrosu, un’ incantevole insenatura. Con questa tappa gradatamente si entra nella dimensione del selvaggio blu, ossia quella del cinghiale: infatti in queste giornate quello che faremo non sarà altro che seguire le loro tracce nel Supramonte di Baunei. Seguiremo il sentiero che presenterà tratti dove aprirsi un varco nella macchia mediterranea (garantiti graffi sulle gambe da sfoggiare come dimostrazione di aver fatto Selvaggio Blu) e tratti di rocce calcaree molto affilate che prendono il nome di “campi solcati”. Non mancheranno belvedere a picco sul mare e sul Capo Monte Santu, e il passaggio da un ovile perfettamente conservato posto a Bacu Sonnuli.
L’ovile nei pressi di Bacu Sonnuli.
Poco prima di Punta Salinas (m 460), una vetta posta a picco sulla Cala Goloritzè, ci accamperemo in un radura tra grossi lecci, denominata località Linnalbu. (circa 9-10 ore di cammino con gli zaini scarichi).
In arrampicata sull’Aguglia.
NOTA: Il secondo giorno per gli scalatori esiste la possibilità di scalare la mitica Aguglia di Goloritzè (anche detta Punta Carrodi). La via si scala al mattino del secondo giorno, prima di scendere alla spiaggia di Cala Goloritzè, mentre il resto del gruppo può fare il bagno e godersi la baia. Ci vogliono circa 3 ore tra scalata e discesa in corda doppia. La via classica più facile è “Easy Gymnopedie” 150mt 6a+. Si tratta di cinque tiri di corda mediamente sul 5c/6a con un difficile passaggio sul secondo tiro (6b), dove però ci si può aiutare tirando lo spit. La roccia è di stupenda qualità, così come l’arrampicata e il panorama. Ogni scalatore vorrebbe salirci dopo averla vista. Se siete interessati (massimo in 2) ditemelo preventivamente in modo che possa organizzare la cosa, si può decidere anche all’ultimo momento ma dovete portarvi le scarpette. La tariffa è di 330€ da soli o 400€ in due.
3g: Punta Salinas-Ispuligiedenie (Cala Mariolu)
In questa giornata (meteo permettendo) si lascia il Selvaggio originale, che salirebbe verso l’altopiano e la gola di Boladina, per prendere la variante “Ledere è Goloritzè” anche detta “vista mare”: attrezzata da Marcello Cominetti e i ragazzi di Explorando Supramonte nel giugno 2015.
Traversata sulla ferrata “Ledere è Goloritzè”.
Dopo un bel bagno, direttamente dalla spiaggia ci si alza su una bianca placca rocciosa da attrezzare con corda che porta al primo ripido bosco sospeso sulla zona denominata “Sorgenti”. Qui inizia il tratto chiave del percorso. Bisogna attraversare trasversalmente tre ripidi canaloni che scendono alle pareti sospese sul mare sottostante e il sentiero è poco più di un’esile traccia tra ghiaie, pareti e macchia. Alcuni tratti da attrezzare con corde portano alla vera e propria via ferrata in cavo di acciaio. Superandola su uno spigolo estremamente estetico e a picco sul mare blu si raggiunge il bosco di Ispuligi che si segue costeggiando grandi caverne scolpite su roccia dai mille colori. Ambiente da Indiana Jones.
La Grotta dei vampiri… paura?
In circa 5 ore si guadagna Cala Ispuligedenie (Mariolu) dove si pernotta nel bosco appena a monte della spiaggia.
4g. Ispuligedenie (cala Mariolu)-Cala Biriala
Direttamente dalla spiaggia per raggiungere un sentiero discreto (a tratti) che prosegue a mezzacosta occorre risalire una sorta di frana che verrà attrezzata con corda.
Dopo qualche ora di lotta in ambiente di straordinaria bellezza e grande isolamento (si passa sotto a pareti mai scalate dall’aria repulsiva quanto affascinante) ci si ricongiunge al Selvaggio Blu classico che scende dall’altopiano. Dopo alcune calate a corda doppia e tratti esposti su mare si raggiunge un’insenatura chiamata Bacu Mudaloru. Seguirà una calata in corda a picco sul mare, e proseguendo con passaggi davvero incredibili attraverso strette cenge, buchi nella roccia e Iscalas Fustes (ossia scale fatte con tronchi di ginepro) arriveremo a Bacu Padente, dove si trova l’arco di Su Feilau. Una faticosa risalita di circa 400 metri ci porterà al sommo mezzacosta di Serra Ovara, da qui con un tratto attrezzato con iscalas fustes e cavi a mò di via ferrata arriveremo a Cala Biriola. (8-9 ore) Bivacco sotto le stelle.
Cala Biriola.
5g. Cala Biriala – Cala Sisine
Quanto a panorami forse la tappa più bella.
Continuando nel bosco di Biriola, dopo aver risalito la sua evidente frana più o meno solida, passeremo sotto le pareti di Oronnoro, incredibili muri strapiombanti dove sono state tracciate alcune delle vie di arrampicata più dure d’Italia. Successivamente occorre affrontare le bastionate rocciose che sbarrano l’accesso a Cala Sisine, attraverso un complesso sistema di cenge e misteriosi (Si, proprio misteriosi! Vedrete…) passaggi in arrampicata (10 metri di III° grado oggi in parte attrezzato con catene).
La breve ferrata che porta alle ultime calate del trek.
Con un altro paio di calate in corda si raggiunge Cala Sisine, il Selvaggio Blu finisce qui e ci si è guadagnati la “medaglia”! (circa 4 ore) Rientro in barca a S: Maria Navarrese. Hotel Santa Maria ***, doccia (finalmente), e cena.
E’ tempo di tornare alla civiltà e alle brutture della quotidianità: ma con un’esperienza indelebile da ricordare!
6g. Scioglimento del gruppo dopo la colazione
Scarpe da trekking collaudate meglio a caviglia bassa e con suola robusta (no scarpe da running), alcuni prediligono gli scarponi, in questo caso li consiglio leggeri, tecnici e soprattutto ben collaudati. A parer mio calzature ideali sono le SCARPA Mescalito o simili. 2 T-shirt possibilmente bianche o di colore chiaro, calze e mutande non più di 2 ricambi, costume da bagno, pantaloni lunghi estivi, pantaloni corti, pile di media pesantezza, giaccavento leggera antipioggia (tipo spolverino), berretto da sole facoltativo, crema ed occhiali da sole, piccolissimo beauty con occorrente per toilette personale + eventuali medicinali personali.
Nota: Il temuto “beauty” con generi personali quali medicinali e igiene personale dovrebbe essere minuscolo e non pesare più di 150gr.
Zaino di capienza 40-50 litri, che vi permetta di farci stare tutto dentro senza avere cose attaccate fuori che finirebbero per avere la peggio contro l’ostica macchia mediterranea (se lo comprate apposta scegliete uno zaino semplice e leggero senza retine antisudore e con poche tasche). Sacco a pelo medioleggero meglio se in piuma (comfort +5 °C, per un peso complessivo di max 1 kg), materassino poliuretano arrotolabile o gonfiabile, imbragatura (anche leggera tipo sci alpinismo), due moschettoni a ghiera (tipo classico a vite, non a baionetta) , uno spezzone di corda (diam. 9/11 mm) lungo 2mt (serve per fare una sorta di “kit ferrata” adatto per quello che faremo (siccome saremo anche legati alla mia corda il kit da ferrata vero e proprio non serve), casco a scelta ma vi consiglio di portarlo, discensore tipo secchiello ad esempio black diamond ATC guide e relativo moschettone, piccola lampada frontale (non servono le pile di ricambio), tazza, piatto, posate (di plastica sono più leggere), repellente per insetti facoltativo, di solito non serve. In un’ ottica ecosostenibile non useremo più bottiglie di plastica, quindi ognuno deve avere due borracce personali da 1 litro l’una (ognuno deve avere un autonomia personale di 2 litri di acqua) la Nalgene è il top perchè ha il tappo largo ed è comoda da riempire clicca qui. Può essere utile un piccolo caricatore di batteria del telefono, ovviamente non si trovano prese lungo il percorso.
Ogni sera ci verrà portato cibo e acqua. L’acqua sarà sufficente per bere e cucinare ma NON per lavarsi. Il primo giorno cammineremo con lo zaino vuoto ma in tutti gli altri ognuno dovrà portare nello zaino quello che è scritto sulle precedenti liste. STATE LEGGERI, NON PORTATE COSE IN PIù.
Costo: 1200€
Iscrizione: ci si iscrive pagando un’anticipo.
La quota comprende:
La quota non comprende:
traversata per e dalla Sardegna fino a Santa Maria del Navarrese, eventuali extra in albergo e tutto quello non specificato alla voce precedente.
Consigli su come raggiungere la Sardegna e Santa Maria del Navarrese.
Raggiungere Santa Maria del Navarrese è veramente semplice: si trovano voli per 60€ su Cagliari e da li noleggiare un’auto per 6 giorni costa poco più di 100€. Quando il gruppo è formato (mediamente più di un mese prima della partenza) la guida mette in contatto tra loro tutti gli iscritti così che possano organizzarsi per fare il viaggio assieme dividendosi i costi.
Info iscrizioni:
Normalmente gli interessati iniziano a iscriversi verso gennaio-febbraio per la partenza primaverile e verso luglio per quella autunnale. Le iscrizioni sono sempre aperte fino alla partenza. Il gruppo viene chiuso al raggiungimento degli 8 partecipanti.
Chi avesse dubbi o domande può contattarmi quando vuole.
Attenzione, considerazioni:
Negli ultimi anni Selvaggio Blu sta diventando un trekking sempre più frequentato e alla moda, a ragion veduta perchè la bellezza di questi luoghi è da sperimentare una volta nella vita.
Ritengo però importante evidenziare alcuni aspetti.
Molti gruppi evitano il percorso originale prediligendo sentieri più facili, andando a dormire in ovili nell’entroterra e facendosi portare tutto via mare o in fuoristrada: zaini compresi. Personalmente credo che una buona dose di disagio, mancanza di comfort ed alcune privazioni siano alla base di un selvaggio blu che si rispetti, in altre parole amo guidare un Selvaggio Blu che sia ancora “selvaggio”.
Non si tratta di un percorso facile come non vuole essere un tour enogastronomico sul Supramonte. Ci si porta lo zaino con dentro il sacco a pelo e i viveri per la giornata, i pasti saranno semplici e si fa fatica. Selvaggio blu, affrontato con una giusta dose di avventura e semplicità puo’ rivelarsi un’esperienza indimenticabile.
Selvaggio blu non è per tutti! Se avete un buon allenamento a camminare su sentieri sconnessi e soprattutto siete tipi motivati allora fa al caso vostro. Non occorre essere degli scalatori ma è importante sapere che non è il posto giusto per imparare a camminare, ci sono molti tratti esposti, sdrucciolevoli e complicati. La guida gestisce con la corda i tratti più difficili ma non è possibile essere sempre assicurati e in alcuni tratti si cammina in punti dove è meglio non scivolare. La velocità del gruppo è data dal componente più lento. Se la guida reputa che una persona non sia in grado di fare una tappa, o che sia troppo lenta, potrà fargli saltare la giornata.
Corso di alpinismo durante il trekking Lo scopo di una brava guida, oltre che portarvi a casa sani e salvi e magari “divertiti” è anche quello di insegnarvi qualcosa. Nel corso del trek dovremo affrontare delle arrampicate, delle calate in corda e delle ferrate, sotto la mia supervisione chi non lo ha mai fatto potrà ad esempio imparare a fare una calata in corda doppia autonomamente, ci sarà io ad insegnarvi come fare. Per chi conosce già le basi ancora meglio.
Da soli o con una guida? Fare Selvaggio Blu in autonomia è una grande avventura che consiglio assolutamente ma solo a chi sia disposto a investire tempo e grandi energie. Se decidete di affidarvi ad una guida potrete rilassarvi e delegare alcune cose. Sono in molti a proporlo ma ricordatevi che questo è un percorso con difficoltà alpinistiche dove è nessario l’uso di corde e materiale specifico, per legge esclusivo ambito professionale delle Guide Alpine.
A buon intenditor poche parole… Estensione STAGE DI ARRAMPICATA SU VIE MULTIPITCH
Mi è capitato che qualche iscritto per selvaggio blu prolunghi la vacanza per scalare sulle vie di più tiri che in quella zona abbondano. Si può fare prima o dopo il trekking (meglio prima). Indicativamente il prezzo è di 380€ al giorno con un cliente e 450€ al giorno con 2 clienti.
E’ inoltre possibile scalare la mitica aguglia di Goloritzè durante il trekking.
Alcune montagne emblematiche sono: guglia di Pedralonga, guglia di Goloritzè, punta Giradili, monte Oddeu, Surtana, Punta Cusidore.