Un breve racconto/ relazione per consigliare una salita stupenda.
Piano A traversata delle Jorasses, B Signal+Lyskamm, C Corda Molla al Disgrazia, D Traversata integrale dei Campanili del Gabbiolo E… traversata Cercen-Busazza.
In questo luglio dal meteo pazzerello devo praticamente ancora fare una volta quello che si era pensato in origine e anche questa uscita con Flavio (Boselli) non si discosta dalla media.
D’altro canto questa estate il mio compagno di cordata si è abbonato alla Presanella, avendo salito con me lo spigolo S della cima d’Amola (400m V-) e con un amico la cresta E della Presanella (500m III 50°).
La traversata Cercen Busazza, originariamente percorsa in questo senso, è stata inaugurata dalla leggendaria guida Angelo Dibona con alcuni soldati, il 7 settembre 1917. Il solo fatto di ripercorrere le orme di una delle migliori guide di sempre, è un valore aggiunto non di poco conto. Tutta la Busazza, specialmente dalla cima verso ovest e nel tratto contiguo al passo dei Segni era già stata oggetto di postazioni militari già dal 1916, mentre la via normale dal vallone S risale al 1889.
Mercoledì dà acqua e saliamo con calma al rifugio. Il Denza è un top Hutte: atmosfera gradevole, tante foto e tanta storia appesa alle pareti, la festa non manca mai come non mancano informazioni precise da parte di Mirko e il sorriso da parte di Erika.
La sveglia è alle 4 e alle 7 siamo sulla cima Cercen percorrendo la normale alla Presanella fino al passo Cercen, la giornata si prospetta dal meteo perfetto. Scendiamo verso la Busazza e con tre brevi doppie da max 20m (abbiamo una singola da 40m) e arriviamo al passo C, che un passo non è. Seguiamo il filo di cresta aggirando i vari gendarmi un pò a destra e un pò a sinistra. Sul versante N la roccia è chiara e gripposa, a S è più lichenosa, in ogni caso spesso con detrito e scaglie in equilibrio precario. Prima di arrivare alla congiunzione con il vallone della Busazza (la normale dalla val Cercen) percorriamo un tratto facile appena a N del filo di cresta. Sull’antecima E è posta una croce fatta con residuato bellico.
Sono le 9.30, la giornata continua stabile ed estremamente panoramica, la vista è delle migliori e spazia dal Gran Pian di Neve all’Ortles Cevedale.
Pochi metri dopo la croce dell’antecima est si trova il tratto chiave, un torrione della cresta è franato e si è venuto a creare un intaglio ripido. Da un masso appena sotto il filo posto lato S ci si cala per 25 m (oppure 20 sosta intermedia) fino a un terrazzino dove si attrezza una sosta provvisoria. Si scala alcuni metri nel canalino friabile per poi deviare a sinistra (visibili cordini su spuntone) e tornare in cresta (max III°, un pò friabile). E’ anche possibile traversare sotto la cima E arrivando all’altezza dell’imbocco del canalino, saltando la doppia.
Si riprende il filo, abbastanza facile, fino alla cima principale e all’antecima ovest dove c’è una croce di vetta e dove confluisce il canalone ovest della Busazza. Scendiamo leggermente da quest’ultimo per evitare un tratto di cresta per poi traversare e riprenderla. Questo pezzo finale che scende verso il passo dei Segni è il più difficile. Ci sono vari torrioni e quasi tutti vanno saliti direttamente, tenendo il filo. Qualche passaggio può arrivare al III+, tuttavia è facile complicare la via scegliendo il passaggio sbagliato. Qua e là ci sono alcune brevi calate da fare (qualche ancoraggio in loco su spuntoni) tendenzialmente verso il filo oppure verso S per poi riprenderlo poco dopo.. Nella sezione mediana si trovano i resti di un filo di ferro con dei pioli che veniva usato dai soldati per muoversi in cresta, c’è anche qualche chiodo ma il tutto non è molto affidabile. In vista del passo dei Segni, la fine della via, (ci sarà mancato circa 30 minuti) accade il fattaccio. Flavio arrampicando su un passaggio come ne abbiamo fatti mille nel corso della giornata, prende un forte stiramento a una spalla. Probabilmente per contrastare una scivolata del piede ha tirato di braccio in una posizione forzata e il risultato è un “crack” e un dolore muscolare che si fa subito sentire. Sono le 14.00, inizialmente non vi diamo troppo peso e proviamo a continuare ma dopo una calata e un altro tratto di disarrampicata sul facile Flavio praticamente non riesce più ad usare il braccio. Manca poco ma il terreno non permette di calarsi, bisogna arrampicare e con un braccio fuori uso è molto problematico. Poco dopo le 15 decidiamo di chiamare i soccorsi e nel giro di pochi minuti sentiamo l’elicottero, il tecnico elisoccorritore (Luca Boninsegna) ci raggiunge con una facile operazione di vericello e pochi minuti dopo siamo al sole della piazzola dell’ospedale di Tione.
E’ la prima volta che devo ricorrere al soccorso nella mia professione e a mente fredda è veramente di aiuto sapere che la nostra regione dispone di un efficace e strutturato corpo di soccorso alpino. La pianificazione e scelta di un itinerario deve sempre essere accurata e all’altezza delle proprie capacità psicofisiche, ma se la sfiga ci mette lo zampino i volontari e i professionisti del Cnas ci sono… e non è poco.
Info generali: circa 5 km di sviluppo dal passo Cercen al passo dei Segni, difficoltà massime di III+ che però fanno presto ad aumentare se si sbaglia. Itinerario di cresta estremamente lungo e faticoso. Molto bello e panoramico, merita. Bisogna arrampicare molto e velocemente sul I° e II° grado spesso su roccia detritica, la lettura del percorso migliore non è scontata e le tracce di passaggio sono scarse. E’ consigliabile esperienza sul tipo di terreno, la progressione che abbiamo adottato potebbe essere: corda corta 40%, conserva assicurata 55%, tiri di corda 5%.
Relazioni: Sulla nuova guida della Presanella edita da Versante Sud c’è la relazione e alcune foto, il racconto soprastante è più dettagliato.
Logistica: La prima volta che ho salito questa cresta con Micheal Moling abbiamo fatto andata e ritorno in giornata da malga Pedruch in val Genova, ma così è bella lunga.
Si può fare dal passo Cercen al passo dei Segni oppure nell’altro senso. Nel primo caso conviene dormire al Denza e prendere l’impianto del Presena per scendere. Se si percorre da est a ovest e si arriva al passo dei Segni presto si può salire anche lo spigolo E della cima Presena per arrivare direttamente all’impianto (era la nostra idea). Nel secondo caso conviene prendere l’impianto del Presena il pomeriggio e bivaccare al passo dei Segni oppure lungo la cresta (c’è un ottimo posto lungo il primo tratto a circa 200m dal passo). Se non si va di fretta conviene spezzare direttamente la salita in due giorni. E’ sicuramente fattibile anche in giornata prendendo l’impianto del Presena ma solo per cordate veloci. Arrivare al passo dei Segni dall’impianto non è facile (o viceversa), aggirando la cima Presena sul lato N c’è quasi sempre neve ripida e per salire al passo bisogna scalare un tratto non scontato. In discesa dal passo ci dovrebbero essere due doppie attrezzate.
Materiale: corda singola da 40 o 50m, qualche friends medio-piccolo, cordoni per gli spuntoni e da abbandono, ramponi e picca (anche di alluminio).
Altre info sulla via normale a QUESTO LINK.
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