La prima via aperta sulla bastionata della parete sud e la più semplice.
L’arrampicata è discontinua ma non scontata, trovare il percorso più semplice richiede attenzione.
I primi salitori, sicuramente dopo un’ accurata osservazione della parete dal basso, sono riusciti ad individuare le linee deboli della parete e a unire il puzzle in quella che è una stupenda ascensione di ampio respiro. E’ una via d’altri tempi, di quelle che cercano il facile nel difficile.
La descrizione che segue è redatta da Francesco Salvaterra nell’occasione della ripetizione con Tullio Zanmarchi nell’agosto 2019.
Quando ci si ritrova a guardare la parete dal basso, magari avvolta da qualche foschia, non si può fare a meno di provare un minimo di soggezione. E’ veramente una delle pareti più spettacolari e impressionanti delle Dolomiti e non solo. Pensando al periodo in cui questa via è stata aperta, e al fatto che l’alpinista inglese e le sue guide sono arrivate in cima dopo appena dodici ore di scalata ostacolata da un temporale con tanto di nevicata lascia intimiditi. L’aspetto storico intrinseco di questa salita, contribuisce a darle un valore. A tal proposito se siete interessati andate a leggervi le parentesi sulla rocambolesca vita della Tomasson sulla relazione del buon Matteo Bertolotti di Sassbaloss. Alcuni commenti, per esempio quello di Maurizio Giordani, non rendono merito alla via, penso che l’arrampicata (specie nei camini che portano alla prima cengia) sia bella e piacevole, su roccia molto buona nella prima parte e con pochi tratti delicati nella seconda metà. Parecchi i chiodi in parete, quasi tutte le soste sono ben attrezzate (molte soste intermedie) e anche sulle lunghezze i passi più impegnativi sono generalmente chiodati.
Logistica: Noi il pomeriggio inoltrato siamo saliti in jeep con il gestore al rifugio Contrin (molto gentili), abbiamo cenato e siamo saliti al bivacco Dal Bianco a dormire (1.30h). Al mattino in 10 minuti si è all’attacco. Dalla cima (ore 14) siamo scesi dalla ferrata alla forcella e dal rifugio Contrin di nuovo in jeep a valle. Col senno di poi è un’opzione valida perché non si tocca neve e le ore di cammino non sono poi molte (con la jeep). Alternativa forse più sbrigativa ma servono dei ramponi in alluminio: da malga Ciapela salire al Falier, al mattino in 1 ora scarsa si è all’attacco. Dalla forcella posta tra la cima e il pilastro Nino con una o due calate su terreno appoggiato si mette piede sul ghiacciaio appena a monte della via normale, evitando il tratto scabroso della normale dove spesso si formano code(oppure si va in cima). In breve lungo la normale al pian dei Fiacconi e con la cestovia al passo dove in autostop si scende a prendere la macchina.
Link -ARRAMPICATE SCELTE IN MARMOLADA.-