Mountain GuideFrancesco Salvaterra

Spigolo del Barbacan -Cima Mandron-

Dolomiti di Brenta, massiccio centrale.
300m (sviluppo) VI-/R2-3/IV (500m + 250 di terreno facile in totale)
Bruno e Catullo Detassis 4/7/1954

Descrizione

Salendo il sentiero che passato il rifugio Brentei porta all’Alimonta sulla sinistra sfila di fronte agli occhi con imponenza la complessa e vasta bastionata della cima Brenta e cima Mandron.

Con vari torrioni, canaloni, cenge e profondi camini è un ambiente di marcata severità ambientale che solo l’esposizione al sole riesce parzialmente a stemperare. La cima più frequentata è il torrione Caigo, uno slanciato campanile che offre due belle vie: le Steinkotter di dx su difficoltà classiche di IV e V grado con un passaggio di VI- e quella di sx, più difficile continua. Non si tratta comunque di una cima dove si fa la fila, complice l’isolamento e il rientro in doppia tutt’altro che scontato.

Sulla sinistra invece, un primo piedistallo costituito da pilastri strapiombanti solcati da camini porta a una lunga bancata su cui poggia una parete di placche grigie alta circa 300 metri e larga altrettanto, sembra un pezzo di via delle guide al Crozzon. Vi salgono quattro vie, la prima delle quali è stata aperta da Bruno e Catullo Detassis nel 54’.

Lo “spigolo del barbacan” è descritto dal Buscaini come “ bella ed esposta arrampicata su roccia solida”. Il Barbacane è una struttura di supporto ai muri in pietra, una sorta di spalla che aiuta a scaricare e supportare l’intera muraglia.

Sulle orme del Bruno

Lo stimolo per andare a ripetere questa via è partito da Piergiorgio, un appassionato di vie fuori dal consueto. Infatti, oltre alla relazione del Buscaini in web non offre molto, e neppure gli abitué della zona che ho consultato mi hanno saputo dare qualche dritta.

E’ inizio stagione, fine giugno, la neve in Brenta è ancora molta ma i versanti al sole sono ben puliti. Essendo chiuso per lavori il rifugio Brentei, decidiamo di prenotare all’Alimonta, dove condividiamo il primo giorno di apertura con altri quattro ragazzi Bresciani. Andare all’attacco la mattina del giorno successivo è poco più che una passeggiata in discesa, saliamo i primi settanta metri della normale alla cima Brenta e ci portiamo alla base del primo camino. Quest’ultimo era stato salito in precedenza da Detassis e Scotoni nel 42’ per poi proseguire nel verticale e profondo caminone che lambisce a sinistra il campanile Caigo. I primi 200 metri circa di questo itinerario vengono utilizzati da quasi tutte le altre vie per raggiungere la seconda metà della bastionata.

Come immaginavamo la prima parte non è scontata e neppure particolarmente invitante, perché in alto è ingombra di neve e quando non ci sarà la neve il detrito potrebbe essere anche peggio. All’attacco della via troviamo una curiosa freccia rossa pitturata e i resti di un cordino in una piccola clessidra, non sarà comunque il preludio di un’itinerario iper-tracciato. Sul pilastro decidiamo di seguire la variante Livanos decritta dal Buscaini ed aperta dal “Greco” e la moglie nel corso della seconda ripetizione. Ci sembra invitante e più diretta dell’originale, il percorso da noi seguito combacia con la scarna relazione, tuttavia nella variante non troviamo chiodi e anche in alto occorre seguire zigzagando la linea più facile e il percorso non è così immediato. Le difficoltà sono un po' maggiori di quanto immaginavamo ma si sa, una volta andavano forte, oppure potremmo anche aver sbagliato il percorso esatto. -Non centra nulla ma mi viene in mente una considerazione di Rolo Garibotti: una volta quando si saliva fuori dall’itinerario più logico si ammetteva semplicemente di aver sbagliato via, al giorno d’oggi invece si dichiarano varianti o vie nuove.-

Troviamo in tutto tre chiodi (lasciandone 2 e un cordino a ripassare una clessidra sulla variante Livanos), rileggendo la relazione è anche possibile che abbiamo salito l’ultimo tiro sulla via dei Zoveni. Chi deciderà di salire questa via troverà una delle migliori rocce del Brenta, paragonabile alle migliori vie di cima d’Ambiez (pur con qualche detrito dato dalle scarsissime ripetizioni). In posto in tutto 5 chiodi nessuno dei quali particolarmente buono, spazio per interpretare la propria linea pur sapendo che uscire dal percorso più logico comporta maggiori difficoltà.

Dalla fine del verticale un tratto di cenge e roccette con qualche ometto a segnare il percorso porta in vetta. Dato il forte innevamento abbiamo deciso scendere la cresta verso cima Brenta e imboccare il lungo e nevoso canalone Massari fino al sentiero Sosat, in questo caso è preferibile avere appresso dei ramponi di alluminio. In condizioni normali la discesa consigliata è quella dalla Punta Occidentale di Campiglio (vedi it. 154B della guida Buscaini).

Immaginiamo che anche le vicine via dei Zoveni e Valentina rappresentino delle bellissime arrampicate.

Ripetizione di Francesco Salvaterra e Piergiorgio Lovati 21/6/2020.

Note: Conviene padroneggiare il grado perchè non ci si protegge sempre con facilità. All'inizio della variante Livanos, si sosta (da attrezzare) al margine dx della cengia e ci si abbassa un metro prima di traversare, su buoni appigli ma in strapiombo, un chiodo discreto protegge il traverso ma non si vede dalla sosta.

Materiale

Serie di friends al #2 oppure #3, stoppers, chiodi.


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