In the history of mountaineering, six great north faces of the Alps have been identified and classified extreme for their difficulty, height and severity: Matterhorn, Cima Grande di Lavaredo, Grandes Jorasses, Petit Dru, Pizzo Badile, Eiger.
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Il mito di queste pareti è nato negli anni ‘30, quando erano ancora inviolate e sono state additate come “gli ultimi problemi delle Alpi“.
Tra queste sei pareti quelle più ambite, e considerate più difficili sono le pareti nord dell’Eiger, del Cervino e delle Grandes Jorasses, una “trilogia” corteggiata da buona parte degli alpinisti più preparati. L’Exploit dell’inverno 2014 di Tom Ballard ha contribuito a portare alla ribalta queste pareti, anche se per certi versi sono passate di moda. Al giorno d’oggi si tende a misurare la difficoltà in gradi, arrampicata libera, accantonando l’aspetto della severità di una parete.
Nonostante le attrezzature infinitamente più performanti, le affidabili previsioni meteo, strade e funivie che avvicinano alle pareti, scalare anche solo una di queste vie rappresenta tutt’ora una sfida totalizzante.
Personalmente mi mancano il Dru e le Jorasses.