[TRADURRE] La parete sud della Marmolada ha esercitato ed esercita tutt’ora un’attrazione magnetica sull’arrampicatore. Una volta mi sono trovato alla forcella Marmolada con le nebbie che avvolgono la grande muraglia, lasciando intravedere qualche pilastro che sembrava non finire mai, poi il vento ha spostato il mantello grigio liberando cattedrali ancora più alte. Emozioni contrastanti: da un lato volevo tornare a casa, ero impressionato e titubante, dall’altro non vedevo l’ora di cominciare.
Ci sono pareti e pareti, questa è sicuramente una in cui una volta nella vita vale la pena infilarsi; ma con umiltà: la scalata in Marmolada richiede qualche tempo per essere metabolizzata.
Fino all’inizio degli anni ‘80 le vie, come di consueto, seguivano fessure e camini evitando le placche come la peste: sono i punti dove l’acqua in primavera e nei consueti temporali, scorre come un fiume in piena, e la roccia è molto lisciata, quasi scivolosa. Ezio Polo, la Pisoni-Castiglioni, la Vinatzer, la Tomasson, Micheluzzi, Soldà: queste alcune delle classiche lungo le linee-deboli, tuttavia non sono vie facili. L’arrampicata spesso è rude e faticosa, non mancano dei tratti friabili e la chiodatura è rarefatta lontano dai passaggi chiave. Anche la Tomasson (qui una mia relazione), la più facile della parete, è una via di tutto rispetto, giù il cappello pensando a come è stata salita la prima volta.
Lo stesso Ettore Castiglioni, un esperto di Marmolada, così si esprimeva: “Ma il calcare della Marmolada, più solubile all’acqua del calcare Dolomitico, gioca dei tiri maligni; dove la verticalità non è assoluta, l’acqua piovana, scorrendovi lo ha così ben levigato che par divenuto una lastra di marmo. Nulla da fare quindi per l’arrampicatore che dovrà cercare il passaggio preferibilmente là, dove la verticalità è assoluta o anche nelle fessure strapiombanti, ma non mai sulle placche incrinate.”
La storia ha poi voluto, che con l’avvento delle moderne attrezzature sia avvenuto l’esatto contrario: all’oggi le vie più emblematiche e rappresentative della Marmolada sono in placca e l’arrapicata è unica nel suo genere, si naviga a vista e intuizione, seguendo la linea dei buchetti e dei minimi appigli in un mare grigio all’apparenza insuperabile.
Le vie si possono affrontate in giornata partendo dal bivacco Dal Bianco o dal Rifugio Falier, oppure in due giorni con un bivacco in parete.
Soldà, Micheluzzi e Tomasson a Punta Penia. Tempi Moderni e Vinatzer con uscita dalla stessa o dalla Messner su Punta Rocca. Via attraverso il pesce, Moby Bick, Don Quixote, Coda di rondine a Punta Ombretta. Sei Pilastri, Piacevolissima, Sandro Pertini al Serauta.
Queste alcune delle vie più gettonate della Sud.