Ho sempre amato questo angolo selvaggio delle valli Giudicarie, fin da quando da piccolo ci andavo da solo a pescare. Nata la passione per la roccia sono tornato per aprirvi nei nuovi itinerari di arrampicata scoprendo pareti vergini e in ultima battuta accompagnandoci vari gruppi di escursionisti, talvolta organizzati da gruppi giovanili o Sat.
Un trekking lungo e complicato, alla scoperta di uno dei canyon più affascinati e avventurosi delle Alpi.
Con questa descrizione riporto il percorso perché possa essere di aiuto a chi voglia cimentarsi anche autonomamente con una stupenda e impegnativa avventura a due passi dalla civiltà.
L’INTEGRALE DEL LIMARO’ è un trekking che prevede la discesa dell’intera forra da da Comano Terme a Sarche. Presenta molti tratti alpinistici e anche se sulla mappa il percorso non sembra così lungo in realtà la mancanza di sentieri veri e propri, i tratti alpinistici, i guadi e la difficoltà di orientamento richiedono molto tempo.
E’ consigliato ad escursionisti con esperienza alpinistica, ben attrezzati e con un buon allenamento.
Materiale
-scarpa da approach con ottima suola o scarponcino leggero
-imbragatura e casco
-set da ferrata+ spezzone di corda da 20m + un paio di fettucce e moschettoni.
-zainetto da 20 lt
-cambio completo di vestiti in contenitore stagno
-pranzo al sacco e almeno 2 lt di acqua
-contenitore stagno per telefono/macchina fotografica
Descizione del percorso
Dal complesso termale si scende direttamente sul greto del fiume e si entra nella gola. Una serie di guadi con l’acqua alla cintola e tratti di facili arrampicate portano già la difficoltà di muoversi ad un livello alto. Fino a sotto il ponte dei Servi il percorso è complicato e si procede a rilento tra grossi sassi, passando a tratti su una e a tratti sull’altra riva. Bellissimo uno scorcio dove occorre guadare nei pressi di una cascata che non di rado crea un arcobaleno.
Poco prima del ponte dei Servi ci si porta sulla sinistra (le indicazioni sono sempre in senso di marcia) e per una breve ma ripida traccia (vecchia corda fissa in loco) si raggiunge la statale che si scende. Fin qui in percorso è più faticoso che bello. Poco prima del ponte a sx parte una stradina che porta al depuratore. Volendo si può iniziare da qui lasciando l’auto al depuratore. Proseguendo dal sentiero in breve si raggiunge un nuovo ponte moderno. Costeggiando il ponte senza attraversarlo si segue una stretta traccia esposta (cancello). Poco dopo si incontra un bellissimo e antico ponte che erroneamente viene chiamato romano. Vero è che un ponte esisteva in loco in epoca romana ma questo è stato ricostruito intorno all’800′, al lato si può vedere anche una calchera in ottime condizioni. In ponte non va attraversato ma si continua lungo una traccia che costeggia il bordo roccioso della forra, è una sezione molto bella e panoramica ma anche esposta, occorre guardare bene dove si mettono i piedi. In breve si vedono le passerelle metalliche poste sulla riva opposta, sono parte di un breve percorso pedonale adatto a tutti. Si può notare un piccolo arco naturale che costituisce un vero e proprio ponte sul fiume Sarca, è l’unico della gola ma purtroppo un recente crollo lo ha indebolito e non è destinato a durare ancora a lungo.
Proseguendo la traccia si fa sempre più esile ed esposta sulla forra e a un tratto si scende sul greto del torrente. Ci si trova ora in una sorta di piccolo anfiteatro dominato da alte pareti rocciose, la strada per proseguire in discesa sembra sbarrata. Avvicinandosi alla strettoia tra roccia e torrente occorre individuare una corda fissa. Qui si trovano dei fittoni resinati collegati da una corda fissa. Questo tratto segue un traverso espostissimo sul canyon: Attenzione: non è una vera ferrata, il materiale in loco è vecchio e da verificare e per buona parte del tratto non ci sono corde ma solo qualche chiodo e bisogna farsi sicura come su una via. Il primo passaggio per raggiungere la corda è di 3° grado, bagnato è senza protezioni. Al termine delle difficoltà, dopo un caratteristico traverso terroso, si raggiunge di nuovo le sponde del fiume e per proseguire occorre guadarlo finendo in acqua quasi completamente. Può essere una buona idea allestire una tirolesa per spostare gli zaini o per bagnarsi meno.
Nota: Probabilmente è possibile evitare questa cengia sospesa stando molto più a monte ma è comunque difficile e non ne sono certo.
Ora per un lungo tratto il percorso è più facile anche se occorre sempre individuare la traccia ideale. Si prosegue camminando sulla riva destra per un’oretta o giù di li, fino a un punto in cui non si passa più. Via di fuga: abbandonando il fiume e salendo a destra si può trovare un sentiero passa al lato di una casa diroccata e in 30 min porta alla ciclabile.
Per proseguire occorre guadare il fiume (mettere una corda prima delle rapide), dalla riva sx si riesce con delle difficoltà ad andare avanti: il percorso è complicato e bisogna fare delle brevi arrampicate tra massi giganti. In breve si arriva ad un bellissimo scorcio su una gigantesca marmitta erosa nel calcare grigio, vi sono piscinette e vasche ovunque ed è incredibile godere della vista del gioco d’erosione di milioni di anni.
Restando sulla riva sx si scende con difficoltà fino ad un piccolo affluente il torrente Bondai che scende da San Lorenzo. In questo punto sulla riva opposta c’è un camion precipitato in fondo alla gola dalla vecchia strada, quando i freni non funzionavano sempre a dovere.
Una traccia accennata scende di nuovo al torrente, qui occorre guadare, è possibile che in loco vi sia una fune tirata tra due massi, altrimenti occorre piazzarla (2 fix in loco). In questo punto inizia la concessione di pesca Basso Sarca e a monte un sentiero ripido conduce alla ciclabile e al Maso Limarò. Restando sulla destra si passa sotto ad alte pareti, incomincia il tratto più spettacolare della gola. Si procede con lentezza e difficoltà, a un tratto la parete si fa ripida, per proseguire bisogna entrare in acqua e costeggiare una roccia strapiombante. Se la corrente è forte è meglio piazzare una corda fissa, c’è uno spit. Ora sempre tra grossi sassi si continua sul lato destro fino a un punto importante: sul lato sx si può vedere che la parete cala di altezza e forma una sorta di torrione. In questo punto si può scegliere se andare in acqua per proseguire sulla riva sx o se restare sulla riva dx. Attraversare va bene se fa caldo e si sa nuotare bene (non si tocca), se si attraversa poco dopo c’è la possibilità di fare due bei salti, uno di 6 metri e uno di 9, in una pozza profonda.
Se invece si sta sulla riva dx bisogna alzarsi una ventina di metri di dislivello e proseguire a mezzacosta in un bosco fitto fino a individuare una traccia a mezzacosta, seguirla. Ad un certo punto la traccia si fa ripida ed esposta, può esserci uno spezzone di vecchia corda (non fidarsi), sul traverso ci sono dei vecchi golfari poco sicuri piante. Tratto molto esposto, poi un ripido canale che permette di tornare al torrente. A questo punto si trova una bellissima spiaggetta sovrastata da alte pareti incombenti da entrambi i lati. Passata una strettoia, il percorso si fa sempre più spettacolare, guadando spesso da una riva all’altra si avanza per un lungo tratto, ora si può passare in parecchi punti diversi e scegliere se stare sul fiume o nel bosco nell’immediata vicinanza. Ad un certo punto si arriva ad una evidente e bella spiaggetta, sulla parete a sinistra che si troverà 400m dopo vi sono delle vie di arrampicata con il nome scritto alla base (Welcome to Tijuana). Il viaggio nella forra sta per terminare, alcuni guadi e tracce di sentiero portano alla fine del canyon nei pressi del Diedro Maestri e dell’abitato di Sarche. E’ tempo di festeggiare con una birra al bar Ideal!