Edward Whymper, dopo la tremenda sciagura che funestò la discesa nella grande conquista del Cervino:
“Provai gioie troppo grandi per poterle descrivere, e dolori tali che non ho ardito parlarne. Con questi sensi nell’anima io dico: salite i monti, ma ricordate coraggio e vigore nulla contano senza la prudenza; ricordate che la negligenza di un solo istante può distruggere la felicità di una vita. Non fate nulla con fretta, guardate bene ad ogni passo, e fin dal principio pensate quale può essere la fine.”
Il Cervino o Matterhorn, con i suoi 4478m è al 12° posto tra i 4000, dal profilo universalmente riconosciuto, forse la montagna più famose delle Alpi e del mondo.
Molti sognano di scalarlo e in tanti lo fanno ogni anno. Le due creste meno verticali sono state le naturali vie di salita iniziali, prima la Horli per Whymper e poco dopo la cresta del Leone per Carrel. Si trattava di salite molto impegnative anche per ottimi rocciatori, per questo negli anni i passaggi più impegnativi sono stati attrezzati con scale e corde, i famosi canaponi.
Quale che sia l’itinerario scelto è necessaria un’ ottima preparazione psicofisica. Quello che conta è avere allenamento nelle gambe e fiato sufficiente per camminare a un buon ritmo, in assenza di neve la componente di arrampicata tecnica è meno importante. Più che climbers serve essere “camosci”, dal passo sicuro e dal buon equilibrio, e dal palato non troppo esigente (per quanto riguarda il cibo dal lato svizzero).
Acclimatarsi? Si da per scontato che non sia la prima gita di alta montagna che uno fa, quindi l’ideale è conoscersi: se sapete che la quota non vi da grosse noie potete tranquillamente scalare la montagna in un giorno e mezzo da casa, altrimenti trascorrere un periodo in quota può essere importante. Per acclimatarsi si può salire qualche altro 4000 nei giorni precedenti oppure si può anche solo passare una o due notti al rifugio (ad esempio Teodulo o guide del Cervino) e farsi raggiungere dalla guida per la cima.
A dispetto dell’apparenza e della fama entrambe le vie normali sono su roccia sana e ripulita dalle migliaia di ripetizioni, a patto che si rimanga sul percorso giusto.
Quella dell’anno dell’ufficio guide Cervinia più le spese.
due giorni, da metà giugno a metà ottobre.
Per la maggior parte a “corda corta” dove guida e cliente procedono molto vicini a corda tesa, sui tratti ripidi si faranno dei brevi tiri di corda assicurandosi agli ancoraggi in loco. In discesa generalmente la guida cala il cliente che si assicurerà a un ancoraggio indicatogli mentre la guida scende arrampicando o a sua volta calandosi. Questa è la tecnica più veloce e sicura.
La via normale italiana che porta in vetta al Cervino è tecnicamente più impegnativa della cresta dell’Hornli ma se si dorme al bivacco Carrel, posto a 3800m, il dislivello per arrivare in cima è minore. Nei periodi di bel tempo e quando la via è nelle condizioni migliori (senza neve) è un itinerario molto frequentato al punto che il rischio maggiore sono appunto le altre cordate.
Per questa come per altre montagne molto frequentate l’intasamento di aspiranti alla cima fanno perdere un pò di poesia alla scalata (oltre che aumentare rischi e stress). Una buona idea per ovviare al problema potrebbe essere allenarsi all’uso dei ramponi su ascensioni classiche invernali in modo da poter affrontare la scalata in periodi tranquilli (giugno e ottobre) quando non si trova quasi nessuno ma spesso c’è un po’ di neve a complicare le cose. Una brava guida conosce comunque qualche trucco per evitare gli imbottigliamenti nei tratti chiave ed è in grado di portarvi in cima (e soprattutto a valle) anche nei giorni di punta di ferragosto.
Le difficoltà tecniche non superano il 3° grado e ovviamente A0 (il primo grado di scalata artificiale) per tirare corde e scale. La prima corda fissa della “cheminèe” che permette di accedere al Carrel è verticale e faticosa, anche per evitare spiacevoli sorprese, (ad esempio di dover tornare a casa alla prima corda pagando ugualmente la tariffa) personalmente vincolo il cliente ad una salita preparatoria, in cui con la massima correttezza vi dirò se avete chances, se è meglio allenarsi o direttamente lasciar perdere.
Come tempistiche (con buone condizioni) calcolare mediamente 1.45 h da Plan Maison al rigugio Oriondè (oppure anche meglio si può salire in Jeep direttamente da Cervinia) 3-4 h per salire dal rifugio Oriondé alla Capanna Carrel, il giorno della vetta 4 ore in salita e 6/7 ore per rientrare all’Oriondé.
Una cordata ben allenata può salire in Cervino anche dal rifugio Oriondè (salita e discesa in giornata), indicativamente calcolare 13/16 ore. E’ un’ottima soluzione: si dorme e mangia bene, camere private con bagno e non si è vincolati alla prenotazione della capanna Carrel.
due giorni, da metà giugno a metà ottobre.
Per la maggior parte a “corda corta” dove guida e cliente procedono molto vicini a corda tesa, sui tratti ripidi si faranno dei brevi tiri di corda assicurandosi agli ancoraggi in loco. In discesa la guida cala il cliente che si assicurerà a un ancoraggio indicatogli , poi la guida scende arrampicando mentre il cliente recupera la corda. Questa è la tecnica più veloce e sicura.
La via normale svizzera sul Cervino è l’itinerario più facile per scalarne la vetta, rispetto alla Cresta del Leone è più lunga ma meno verticale e ci sono meno corde fisse.
Anche se è un itinerario essenzialmente di roccia, occorre saper usare i ramponi perché solitamente ci sono delle sezioni ripide di neve e/o ghiaccio nella parte finale.
L’impegno della salita è dato dal dover salire oltre 1200m su terreno con molto 1° e 2° grado, dove non si può tergiversare ma occorre tenere un buon ritmo. Le guide di Zermatt e di Cervinia a ragione hanno dei cancelletti da rispettare, se non si riesce a salire al ritmo giusto occorre scendere. Una progressione ragionevole prevede di raggiungere la capanna Solvay in 2 ore o 2.30 ore. Può essere antipatico scendere se ci si impiega di più ma la discesa dal Cervino è più impegnativa della salita e si affronta inevitabilmente con meno energie, per questo le tempistiche e un’attenta valutazione delle forze psicofisiche è importante. E’ da considerarsi anche il fatto che, in una sorta di assurdo sequestro di persona, le porte della Hornli hutte aprono tassativamente verso le 5 circa, prima non lasciano uscire nessuno.
Come per la cresta del Leone le condizioni migliori (che si traducono in maggiori chances di arrivare in cima) si verificano quando almeno i primi 2/3 della montagna solo puliti dalla neve. Questo perché la progressione con i ramponi ai piedi, ancoraggi coperti e canaponi ghiacciati rallenta parecchio e i tempi si dilatano.
due giorni, dai primi di giugno a fine ottobre.
Per la maggior parte a “corda corta” dove guida e cliente procedono molto vicini a corda tesa, sui tratti ripidi si faranno dei brevi tiri di corda assicurandosi agli ancoraggi in loco. In discesa la guida cala il cliente che si assicurerà a un ancoraggio indicatogli , poi la guida scende arrampicando mentre il cliente recupera la corda o fa una breve calata. Questa è la tecnica più veloce e sicura.
L’idea stessa della “traversata” è sempre affascinante, perché non si torna sui propri passi. Parlando delle vie normali salire la cresta del Leone e scendere per la Hornli è forse il modo più elegante per scalare il Cervino.
Rispetto a salire e scendere il lato Italiano scendere la Cresta dell’Hornli è più faticoso perché si deve disarrampicare per tratti più lunghi (mentre sul Leone spesso ci si cala).
Inutile dire che in un colpo solo si mettono in saccoccia entrambe le creste e si provano entrambi i panorami.
Normalmente si impiegano due giorni per la traversata, ma potrebbe essere necessaria una seconda notte al rifugio Guide del Cervino se si perde l’ultima funivia della Testa Grigia per rientrare a valle.
Questa è una proposta che inserisco solo per ispirare i clienti che già vengono in montagna con me con regolarità (o per chi vorrà farlo) perché sono scalate molto più impegnative delle due normali ed è richiesta un’ottima intesa reciproca.
Cresta del Leone…d’inverno.
Mentre salivo la gran becca l’ultima volta, in mezzo alla ressa e con le orecchie altissime per prevenire incidenti causati da cordate impreparate, ho pensato: chissà che figata quassù di inverno!
Con condizioni non esageratamente nevose la cresta del Leone ha sempre le canape e gli ancoraggi da poter utilizzare e se si ha la giusta dimestichezza con l’alpinismo invernale è di certo una salita fattibile e… fare il Cervino in inverno è qualcosa di speciale!
I locals dicono che la cresta di Zmutt sia la più bella delle quattro, è una salita completa che normalmente si presenta nelle migliori condizioni in primavera. La cresta di Furggen con uscita sugli strapiombi è la più difficile dal punto di vista tecnico, le difficoltà sono concentrate nella parte alta e le condizioni migliori si verificano in autunno (qui una relazione), stessa cosa per la cresta de Amicis al Pic Tyndall. Parete Nord via Schmidt: Qualche hanno fa quasi per caso, (nel senso che il programma iniziale era di farla in cordata) ho salito questa via da solo in 4 ore, una cosa che ora non farei nemmeno per il famoso milione di dollari. E’ una via dove come per tutte le pareti nord dipende tutto dalle condizioni… se sono ottimali può essere una bella avventura, neppure così estrema.
Bellissimo itinerario in zona è anche la cresta Albertini al colle delle Murallies o fino al Dent D’Herence.
Tariffe: trattativa riservata.