Con i suoi 3463 metri è la montagna più alta ed imponente di tutta la parte meridionale del gruppo dell’Adamello. Se Presanella e Adamello presentano una via normale tecnicamente facile non è così per il Carè Alto, infatti questa è una cima che richiede capacità alpinistiche per essere scalata, per qualsiasi versante. Proprio la sua natura ripida e articolata, unita al grande interesse storico e panoramico, concorrono a renderla una delle montagne più belle e affascinanti della zona.
Durante la grande guerra, seppur non direttamente interessato da combattimenti, il Carè Alto assume una grande importanza strategica e logistica per il comando austriaco. Sono state attrezzate con scala e corde metalliche parte della lunga cresta E (su cui venne posta una teleferica), l’impervia cresta SO, costruiti bunker nei pressi della cima e varie postazioni di vedetta. Oggigiorno queste strutture sono in parte tuttora visibili, focus su: il volano della teleferica in cima alla cresta Cerana, il cannone alla bocchetta omonima e la baracca recentemente ricostruita e utilizzabile come ricovero di emergenza posta nei pressi della vetta.
Gli itinerari di scalata sono parecchi ma gli unici che vengono ripetuti sono le quattro creste che disegnano la forma della cima.
Data la lunghezza dell’accesso la soluzione logistica classica è quella di salire il pomeriggio del giorno precedente in quota. Il punto di appoggio preferenziale è il rifugio Carè Alto, raggiungibile in circa 3 ore a piedi dall’alta val di Borzago. Per alcuni itinerari può invece essere indicato passare la notte al rifugio val di Fumo, al bivacco Segalla o alla baita Dosson.
I dislivelli sono di indicativamente 1000m dal parcheggio al rifugio Carè Alto e altri 1000m dal rifugio alla cima.
Generalmente il primo giorno partendo verso le 15 ci si porta al rifugio, mentre il secondo partendo prima dell’alba si intraprende l’ascensione e si scende a valle. Previo disponibilità del gestore è generalmente possibile far salire gli zaini in teleferica.
Per chi si sente particolarmente in forma a camminare è anche possibile fare la cima in giornata da valle.
Berretto caldo, guanti, giaccavento, pail, piumino leggero o doppio pail, occhiali da sole, scarpone ramponabile o meglio semiramponabile, pila frontale carica, imbragatura, casco, picozza, 1 moschettone a ghiera, borraccia o bottiglia 1,5 lt, ramponi adatti allo scarpone, zaino.
Via Normale o Cresta Cerana.
Traversata cresta sud ovest- cresta nord (dalla Val di Fumo alla val di Borzago)
Nella tariffa è incluso il servizio di taxi jeep per il rientro.
Cresta Sud est e discesa dalla cresta nord
La via dei primi salitori, anche se tecnicamente più breve e facile delle altre non è da sottovalutare, per la lunghezza complessiva, la parte finale che presenta tratti di arrampicata di II°grado, misto e calate in corda. Da rifugio, passando per il caratteristico intaglio chiamato Bus del Gat, si raggiunge la Sella di Niscli, non prima di aver attraversato una caratteristica tirolina su un impetuoso torrente. Da questa si risale la Vedretta di Lares fino a raggiungere il colletto della cresta N, ai piedi della ormai pressoché estinta “pala”. La parte più tecnica prevede di risalire la cresta raggiungendo prima l’anticima N e poco dopo, lungo un tiro di corda esposto, la Cima principale con la caratteristica Croce e un panorama eccezzionale.
Ulteriori info, foto e relazione visibili qui:
www.carealto.it/ascensioni.html
Per chi ha già esperienza alpinistica questa è probabilmente la via più emozionante, di certo la più diretta partendo dal rifugio Carè Alto.
Il percorso prevede di passare dalla bocchetta del cannone per poi traversare alla meno peggio una zona di morena resa complessa dal ritiro della vedretta, segue la “paretina” di 2° grado superiore e la famosa “gobba d’Asino” da percorrere letteralmente a cavalcioni.
Il rientro può essere dalla stessa via o tramite un anello scendendo dalla normale a N e dalla vedretta di Lares. Una relazione completa visibilie qui: https://www.vienormali.it/montagna/cima_scheda.asp?cod=569
Consiglio la visione di questo bel video opera di Fabio Olivotti.
A mio avviso la maniera più meritevole ed elegante di salire il Carè Alto è la seguente: partire dalla val di Fumo pernottando al rifugio val di Fumo oppure al bivacco Segalla, salire la cresta Sud Ovest e poi scendere dalla via normale percorrendo il ghiacciaio di Lares e la val di Borzago. In questa maniera si scalano due vie in un’unica soluzione, si vedono due magnifiche vallate passando da entrambi i rifugi e si sperimenta sia il terreno roccioso del versante sud che quello glaciale del versante nord.
La logistica per questa traversata non è semplice e va valutata volta per volta.
Erroneamente conosciuta come cresta degli alpini quando invece è stata presidiata dagli austriaci. Si tratta di uno stupendo itinerario, a torto poco frequentato parte dalla bocca delle vacche nei pressi del Bivacco Segalla. E’ decisamente più lungo e complesso della Cerana, in loco vi sono alcune attrezzature originali e altre degli anni 90′ dall’affidabilità dubbia e da verificare. Se non si usano i cordini il primo diedro “della sveglia” e il magnifico diedro di 60 metri sono di III grado.
Qui una relazione completa https://www.vienormali.it/montagna/cima_scheda.asp?cod=2036.
E’ sicuramente l’itinerario classico più difficile della cima, una cresta stupenda, complessa e articolata, poco frequentata. La roccia è ottima e l’arrampicata abbastanza sostenuta e di qualità, proprio per questo conviene scalare in scarpette piuttosto che in scarponi. Puoi trovare ulteriori foto e informazioni su questo racconto di una ripetizione.
Ci sono varie interpretazioni e relazioni di questa via, almeno due sono sbalgiate perchè seguono un percorso meno logico e più difficile. La via corretta una volta raggiunto segue fedelmente filo di cresta con ben pochi spostamenti e oppone difficoltà fino al V grado. La parte difficile ha circa 400 metri di sviluppo, dieci tiri da 50 metri.
Vedi anche questo ottimo video di Giampaolo Calzà.
La parete S del Carè Alto è la più verticale e compatta, il granito è di qualità veramente ottima e vi sono due itinerari di arrampicata lunghi e in ambiente maestoso, “sogni erotici” è la via più difficile della montagna ma è molto logica e le difficoltà non sono estreme, nell’ordine del V+ sostenuto con un passaggio di VII azzerabile. La ha quattro o cinque ripetizioni mentre probabilmente Beverly (VI+) è irripetuta.