Mountain GuideFrancesco Salvaterra

Arrampicata a Taghia: le grandi pareti rosse marocchine

dal 2 al 6 Aprile 2024

Marocco: il solo nome evoca un fascino esotico. E’ da anni che non mi prendo una vacanza di addirittura una settimana e sono molto emozionato, oltretutto, è la prima volta che metto piedi in Africa!

Il caso ha voluto che si sia partiti in quattro: io Claudio Migliorini, Matteo Pavana e Margherita Dallabrida. Già il viaggio è stato affascinante, cinque ore di taxi tutte da gustare, partendo dal traffico di Marracash fino alle stradine di montagna che portano al paese di Zaouia Ahanesal, attraverso un passo che pochi giorni prima era impraticabile per una nevicata tardiva. Fino a pochi anni fa qui finiva la strada, ora invece a suon di esplosivi e caterpillar è stata costruita una sterrata che porta fino al paese di Taghia. Noi però abbiamo tempo e decidiamo di andarci a piedi, con l’aiuto dei muli e piacevolmente privi di zaino.

Alloggiamo alla gitè Taoujdate di Said Messaoudi, una delle sitemazioni per scalatori “storiche”. Il primo giorno Claudio decide di partire con il piede giusto sulla difficile Mano del Marocco all’ Oujdad (350m 7b+) sottovalutando l’impegno della via e l’ora di partenza rientriamo con le frontali e le orecchie basse. I due tiri più difficili ci sono sembrati abbastanza duri, 7c il primo e almeno 7c+ il secondo, gradi a parte la via è bella ma non eclatante anche perché un po’ discontinua.

Nel frattempo scopriamo la routine della vita nella gite Said. Dopo un’abbondante colazione a base di pane fatto in casa, marmellata e formaggini si va a scalare, la sera ci si mette comodi a conversare sui divanetti della sala comune in attesa di una magnifica cena che si ripete come un mantra: primo giorno cus cus e pollo, secondo giorno tajine con capra, terzo giorno pasta e verdure, poi si riparte uguali, per l’eternità. Delizioso per i miei gusti.
Il secondo giorno decidiamo per qualcosa di più soft e andiamo a vedere la Paroi de la Cascade, la mattina ci rilassiamo e scaliamo all’ ombra del primo pomeriggio.
Io e Claudio saliamo
Pinchito Moruno (230m 7b), la via è breve ma bellissima, molto varia, con un tiro chiave per una specie di diedro camino svaso decisamente originale.
La parete è impressionante e ci dicono sia la migliore per il salto BASE, visto quanto strapiomba.
Matteo e Margherita salgono invece Haber oder sein (300m 6b+), sul lato destro della parete, oltre la cascata, una delle vie più belle e gettonate sul suo grado.
Il rientro è a piedi lungo un sentiero berbero costruito con muri a secco per addomesticare pareti decisamente ripide e passaggi complicati, dove vengono condotti anche i muli. Anche il trekking vale la pena, bellissimo.

Terzo giorno: Taoujdad, Les Rivieres Pourpres 500m 7b+ La via da non mancare su questo grado, già lo sapevamo. Una salita spettacolare, corteggiata ormai da molte cordate provenienti da tutto il mondo. Partiamo dalla gite di chez Said alle prime luci, consci che sarà una giornata lunga. L’avvicinamento non è dei più soft, occorre arrampicare con esposizione sul facile e legarsi per una traversata esposta sul canyon, è lo stesso accesso per la classica Canyon Apache. Parto sul primo tiro bellicoso ma sono subito sberle: rischio seriamente di cadere e mi impegno parecchio, ed è 6b+.
Per fortuna sopra va meglio, gradi più morbidi, dita calde e il magnesio che indica la direzione. Margherita e Matteo ci seguono a ruota, che bella atmosfera!
A metà via sono già bello bollito e ogni tiro mi stupisco di arrivare in sosta senza cadere.
Claudio invece è in pieno spolvero e sembra salire su una scala a pioli, sempre controllato anche sui movimenti dinamici. Più volte mi trovo a pensare ad Alex Honnold da solo e slegato, pazzesco! Se da un lato lo trovo folle e insensato dall’ altro è affascinante il controllo e le capacità della psiche umana. Arriviamo sotto l’ultimo tiro difficile, il chiave della via. Visto che tocca a me chiedo al mio socio una pausa di una ventina di minuti dove mi addormento seduto in sosta. Non ho ben capito se mi sia ripreso o meno ma sono motivato, dopotutto sono qui per quello. “Dale pendejo, a escalar”!
In cima al tiro arrivo sfinito a una lunga apertura, lancio disperato a quella che si rivela una busta delle lettere e riesco a respirare un attimo. Mancano due prese di numero, ho per un attimo l’illusione di farla tutta a vista ma la mia solita tattica in difensiva mi riporta alla realtà. Provo ad aggirare a destra un passo distante ma la presa che speravo di trovare non è pervenuta ed eccomi su un lungo volo quasi al rallentatore…il volo del pollo!
Dopo una magnifica pausa in vetta e la discesa abbastanza semplice arriviamo a “casa” con le ultime luci, oggi la cucina propone tajine con capra, il mio menù preferito.

Bienvenidos a Taghia!

Nel nostro ostello ci sono anche Arnoud Petit con la sua compagna Stéphanie Bodet assieme a dei clienti e Iker Pou con degli amici. Sono tutti estremamente simpatici e disponibili, il clima è veramente piacevole.

Taoujdad, Au nom de la réforme 250m 6c
Quarto giorno di scalata, caliamo un po’ e andiamo a fare due classiche su un pilastro di calcare rosso spettacolare. La nostra via si mantiene sul 6a/b con un paio di tratti più tecnici, roccia eccezionale come sempre e una bella esposizione per il grado.
Io scalo con Margherita e a giudicare da come strizza le prese non stento a credere al suo passato di gare, si tiene! Claudio e Matteo ripetono al nostro lato destro Champion du Maroc, fino al 7a, molto bella a sentir loro. Un po’ di vento ricorda la Patagonia e il fatto che l’ambiente rimane abbastanza alpino, siamo a 2000m dopotutto. Tornati in paese decido di fare una passeggiata nella zona che ci manca da vedere, il fondo della gola.
Là si trova il Tadrarate con le vie più mitiche, come sul filo della notte o la classica in fessura Rouge Berbere. In un piccolo rifugio Ahmed mi offre del whisky Berbere, thé con la salvia. Fa il pastore, è nato a Taghia ma vive sui monti e ci tiene a dirmi che il Ramadam lo lascia fare a chi sta in paese. Riusciamo a fare una bella conversazione perché parla bene spagnolo, il che non è comune. Ahmed ha un età difficile da definire, tra in 35 e i 55 anni, ha denti ridotti male probabilmente anche per le abbondanti pipe di fumo berbero che non si fa mancare.
Mi accompagna nel fondo della gola, io guardo le pareti con il binocolo e lui controlla delle tagliole per le volpi, mi dice che gli fanno sparire parecchi capretti appena nati. Le tagliole sono così ben nascoste dall’essere quasi invisibili e sono poste molto vicine al sentiero, fortunatamente se un climber ci infilasse un piede non hanno forza e dimensioni atte a fare grossi danni ma un bello spavento lo procurerebbero di certo.
Una fune tirata tra un lato all’ altro del canyon funziona come teleferica per spostare fascine di legna di ginepro, da ardere. Sono incredibili le analogie con altre popolazioni dal territorio simile, le iscala fustes della Sardegna come i pasage Berbère, le teleferiche della valle del Sarca.
Una vita semplice ma piena. Da come si muove sulle rocche lisce e scivolose in infradito mi è subito chiaro che sul II grado Ahmed sicuramente sale meglio di me. Ci lasciamo parlando di famiglia, mi dice che ha tre figlie che vivono in paese con la moglie, lui scende da loro in inverno ma, ci tiene a ribadire: si sta meglio in una grotta.

L’ultimo giorno concludiamo con una via breve ma bella, anche se sicuramente meno particolare di altre: Fat Guide alla Paroi de la sources (250m 7b+).

Margherita su Au nom de la Rèforme

Nel pomeriggio gironzolo per il paesino. E’ bello vedere un paese di montagna con tutti questi bimbi scorrazzare tra i sentieri di terra rossa. Alla fine i bambini hanno bisogno di muoversi, di giocare tra loro e dell’affetto dei loro genitori e della famiglia allargata, devo dire che questi bambini berberi mi sembrano molto felici.

Cinque giorni di scalata, sette complessivi, più che sufficienti per avere un assaggio di un luogo e una cultura diversa e sicuramente molto affascinante. I berberi sono discreti, accoglienti in maniera distaccata. Forse il fatto che ci troviamo nel periodo del Ramadam mi ha dato una visione d’insieme distorta. Le donne non fanno una vita facile e la parità dei sessi è qualcosa di molto lontano.

Il settimo giorno me ne parto a piedi da solo, lasciando il materiale a disposizione degli amici che continueranno a scalare per qualche altro giorno.

Sono estremamente contento di aver sfiorato la cultura berbera e aver accarezzato queste rocce magnifiche, la sensazione è di non aver mai visto così tante pareti importanti a breve distanza l’una dall’altra. Ad ogni curva di sentiero con un panorama particolare o nelle serate seduti sui divanetti della Gite ho spesso pensato che mi piacerebbe molto tornarci con Chiara e le bambine, sono sicuro che la gente e il posto gli piacerebbe, ora è tempo di tornare a casa.

Se a qualcuno interessasse un viaggio di arrampicata guidato a Taghia sarei entusiasta di accompagnarvi. Da fare ce n’è per tutti i gusti, dalle vie sportive estreme ad alcune classiche di IV grado che seguono gli spigoli delle montagne più alte e devono riservare delle vere avventure. Soprattutto nelle valli più sperdute come Akka N’Tazarte non manca la possibilità di aprire delle vie nuove che abbiamo un senso. Interessante anche la possibilità di raggiungere le gole di Todra a piedi in due giorni di trekking con un mulo lungo l’altopiano. Tariffa e programma di massima su richiesta, a partire da 430€ al giorno più le spese.

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