Mountain GuideFrancesco Salvaterra

 

A distanza di ormai aimè, circa due settimane pubblico un breve racconto dei sei giorni trascorsi a Frey scalando con Filippo Mosca. A posteriori sicuramente un’esperienza che non dimenticheremo facilmente, abbiamo passato delle bellissime giornate tra vie stupende, ambiente incontaminato e buona compagnia.

Frey è una delle zone di scalata tradizionale più famosa dell’Argentina, si raggiunge da Bariloche, una cittadina della Patagonia del nord a circa 1500 chilometri al sud di Buenos Aeres.

Paragonato con il massiccio di El Chaltèn è un luogo molto differente, la scalata è solo su roccia, gli avvicinamenti sono più brevi e il clima molto migliore, la qualità del luogo e della roccia è invece paragonabile. Una settimana di scalata al Cerro Catedral, il toponimo corretto di questa zona, vale da sola un volo intercontinentale.

Informazioni generali

Padre Menendez nel febbraio del 1791 a descritto questa zona come un “cerro con mogotes que parecen torre de Catedral”, una montagna con cime che sembrano guglie di una cattedrale. Una descrizione semplice ma immediata.

La zona di scalata attorno al rifugio Emilio Frey comprende due fondi valle separati da un colle, due laghi cristallini e un’infinità di guglie di granito arancio di altissima qualità. La scalata è molto varia e gli avvicinamenti sono brevi, al massimo di un’ora e mezza. Il panorama dalle vette, in particolare dalla torre Principal e dal Campanile spazia dal lago Gutiérrez alle nevi perenni del Cerro Tronador e toglie il fiato. Durante i mesi estivi questo luogo è un piccolo paradiso, in totale ci sono più di 30 guglie alte dai 20 ai 250 metri, con più di 400 vie per qualcosa come 1500 tiri di corda dal III all’8a.

Come arrivare e dove alloggiare

A Bariloche si può trovare sistemazioni per tutte le tasche, acquistare del cibo e lasciare in custodia i bagagli in più. In venti chilometri di bus (ne passa uno ogni ora) si raggiunge la stazione sciistica di Villa Catedral dove parte il sentiero “normale”.

Una camminata di circa 4 ore (5 o 6 se si è molto carichi) porta al rifugio Frey. Il rifugio è gestito tutto l’anno ma è piuttosto piccolo e affollato quindi la sistemazione più comoda può essere accamparsi in tenda nei pressi. L’accampamento è libero e gratuito ma occorre riservare una piazzola preventivamente, inoltre si può usufruire a un prezzo modico di una cucina comune e un riparo esterno al rifugio. Un’altra soluzione molto interessante (che abbiamo adottato noi per i primi 4 giorni) è accamparsi nella valle Campanile, in un bosco molto bello e riparato dove solitamente va pochissima gente. Al rifugio si può mangiare ma non è economico quindi regolarsi di conseguenza con le provviste e il gas.

Tipo di scalata, gradi e impegno.

La scalata è molto varia: ci sono fessure nette e regolari stile americano, placche lavorate a tacche minuscole o a buchi e tafoni incredibili stile col di Bavella, diedri, spigoli e qualche tetto. In generale la roccia è molto lavorata e accetta sovente ottime protezioni mobili.

Frey è una scuola, lo è sempre stata per generazioni di arrampicatori e andinisti, però è una scuola severa. I criteri etici sono sempre stati molto importanti quindi benché ci siamo alcune vie di arrampicata sportiva in generale gli spit o fix sono messi solo dove strettamente necessari e per il resto occorre proteggersi con protezioni mobili o saper gestire alcuni tratti senza proteggersi affatto. Occorre tenere ben a mente che qui per salire una via conviene avere ampio margine sul grado dichiarato, ossia i gradi sono uniformemente piuttosto duri (dal punto di vista europeo per lo meno), quindi per avventurarsi su una via di 6b E3 conviene avere un buon 6c a vista.

E’ invidiabile come questa scelta etica abbia permesso che una via di trenta metri di 6a possa rimanere indelebile nella memoria (vedi per esempio “llegando al cielo sin morir” sulla M2.).

Materiale

Per scendere da alcune vie occorre avere due corde da 60 metri ma nella maggior parte dei casi con una corda singola da 60 metri si riesce a scalare e scendere senza problemi.

Per scalare la stragrande maggioranza delle vie è sufficiente una serie completa di friends al #4, microfriends e nut. Tuttavia per molte vie in fessura , come quelle alla Muralla China o alla Torre Principal conviene avere due serie e, se si prevede di scalare off-with, anche un #5 o un #6. Benchè sulla guida sia indicato per ogni via il materiale consigliato l’abilità di ognuno determinerà in definitiva l’equipaggiamento necessario.

Quali vie

Tenendo conto della mia esperienza personale e del giudizio altrui di seguito un breve elenco di perle da non perdere:

-di tutto un po’: califa fosil con la variante imagìnate alla campanile, objectivo luna, baby boom e pilar de meteoritos a el tonto, dedos de acero alla M2, crisis de identidad a la chacha, sifuentes-weber alla Frey

-vie in fessura: lost finger alla Frey (connessa a los museos per i più coraggiosi), sudafricana alla vieja, del techo a el abuelo, llegando al cielo sin morir alla M2, buch-goin alla campanile, siniestro total alla principal, tornillos y placeres alla muralla china

-vie in placca: la deriva de los incontinentes alla Tapia, el ultimo recurso alla CAC, del frente alla Vieja, bananarama alla cara banana.

La nostra esperienza personale

Io ero stato a Frey lo scorso anno per soli due giorni in cui con l’amico Giacomo Deiana abbiamo salito la sudafricana alla Vieja, la torre Principal, la Frey e Objectivo Luna. Più che sufficiente per innamorarmi del posto e promettermi di ritornarci.

Quest’anno, dopo un periodo di lavoro a El Chaltèn, visto che laggiù il tempo era brutto abbiamo deciso di ritornarci. Avevamo preventivamente prenotato il volo di rientro in Italia da Bariloche e ci siamo arrivati da El Chaltèn con una corriera che impiega 23 ore e costa circa 150 euro.

Ci siamo accampati nella valle Campanile dove abbiamo trascorso 4 notti in totale isolamento e relax: ci alzavamo tardi, scalavamo almeno due vie al giorno e la sera accendevamo un bel fuoco in parte alla tenda godendoci la sensazione e essere fuori dal mondo e fottercene di tutto e tutti.

Il quinto giorno il tempo non era il massimo così abbiamo fatto fagotto e ci siamo trasferiti nell’altra valle accanto al rifugio. Questo non è uno dei classici rifugi della Alpi, con escursionisti ciccioni che raggiunto sfiniti il bancone mangiano piatti di polenta e spezzatino e fanno le foto al piatto con il cellulare.

Fidatevi, come ho scritto sopra una settimana di scalata qui vale in volo aereo.

ULTERIORI INFORMAZIONI: Per altre info dettagliate e assolutamente affidabili curiosate il sito di Rolando Garibotti e Dorte Pietron www.pataclimb.com. E’ inoltre possibile acquistare on line la nuova guida di Frey, molto bella e utile, in spagnolo con parti in inglese.

Per il prossimo autunno/inverno propongo un viaggio di arrampicata di 15 giorni: vie multipitch, a Frey e Cerro Lopez, Bariloche. Da 1 a 5 arrampicatori, per i dettagli  e programma vedere il sito www.inpatagonia.it.

Immaginati di essere in un posto stupendo, in una valle isolata gioiello d’Argentina, di stare scalando su una guglia di granito perfetto con placche rosse cesellate da buchi sorprendenti e solcata da fessure ripidissime. Immaginati di scalare un tiro così bello, che non pensi ai movimenti, non pensi alle protezioni, sali e basta. Non stai immaginando, stai scalando “Califa Fosil” per la variante di Piolà “imagìnate”, stai salendo uno dei tiri più belli che ti siano mai passati sotto le dita.

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